Flat tax, l’obbligo di e-fattura scatta oltre i 25mila euro


Stop agli esoneri dall’obbligo di fattura elettronica, ma non per tutti. L’ipotesi iniziale di estendere l’e-fattura a tutte le partite incluse quelle in regime di flat tax si e scontrata con le richieste avanzate in Consiglio dei ministri dalla Lega, e in particolare dal capo delegazione dei ministri del Carroccio, Giancarlo Giorgetti: escludere fino al 2024 dal nuovo obbligo digitale le micro partite Iva con ricavi compensi fino a 25mila euro.

Nel pacchetto anti evasione inserito nella bozza del nuovo decreto Pnrr ha trovato posto anche l’anticipo al 30 giugno della doppia sanzione per chi non accetta pagamenti con il Pos. Inoltre, come sottolineato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, debutta il portale unico del sommerso. Dalla bozza entrata in Cdm sembra rinviato ad altra data il rilancio della lotteria degli scontrini con vincite istantanee.

La variabile temporale farà la differenza. Nelle intenzioni dell’Esecutivo, infatti, l’estensione dell’obbligo scatterà dal 1° luglio, “spaccando” a metà il 2022 che sarà quindi contraddistinto da fatture cartacee e fatture elettroniche. Anche per questo non è del tutto esclusa a priori un’ulteriore riflessione in fase di limatura finale del decreto, spostando il debutto al 2023.

In ogni caso, secondo la bozza, viene previsto un regime transitorio (anche se molto limitato) in relazione ai primi documenti da emettere. Solo per il terzo trimestre 2022 (ossia da luglio a settembre) non scatteranno sanzioni se la fattura elettronica sarà emessa entro il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione.

Dopo questi primi tre mesi, anche per i nuovi obbligati scatterà la tagliola dei 12 giorni per l’emissione della fattura immediata (discorso diverso per quella differita da emettere entro il giorno 15 del mese successivo ma è vincolata a una serie di requisiti).

L’ipotesi di fondo è comunque quella di chiudere il cerchio con la disponibilità dei dati, anche se resta ancora la finestra fino al 2024 per le micro partite Iva. Oltre ai contribuenti forfettari, infatti, l’obbligo dell’e-fattura debutta anche per le associazioni sportive dilettantistiche e per gli enti del Terzo settore con proventi da attività commerciali fino a 65mila euro. In questo modo l’amministrazione finanziaria disporrebbe di tutte, o quasi, le operazioni B2B e B2C (ossia quelle verso privati) e, almeno secondo le intenzioni, avrebbe più possibilità di individuare i possibili buchi neri dell’evasione con consenso, la forma più insidiosa perché si realizza quando chi acquista un bene o servizio acconsente che il venditore o il prestatore non documenti nulla al fisco.

Dall’altro lato, c’è una prospettiva di semplificazione legata alla precompilata Iva. Non tanto per chi è in Flat Tax, perché non ha l’obbligo della dichiarazione o della liquidazione periodica, ma per i circa 2 milioni di attività economiche per cui è partita la sperimentazione. Con i dati “completi” della fatturazione elettronica le Entrate sarebbero in grado di mettere a disposizione delle bozze più attendibili, riducendo quindi la necessità di apportare modifiche da parte dei diretti interessati.

Ritornando al contrasto al sommerso, il decreto Pnrr punta ad anticipare le sanzioni per il Pos. La decorrenza non sarà dal 1° gennaio 2023 ma dal 30 giugno 2022. Da quel giorno commercianti, esercenti e professionisti che non accetteranno pagamenti con carta elettronica da parte dei loro clienti sono potenzialmente esposti al rischio di una sanzione amministrativa pecuniaria di 30 euro aumentata del 4%del valore della transazione. Una misura dal valore soprattutto simbolico per spingere i pagamenti digitali e ridurre contestualmente quelli in contante (per cui illimite è stato “ristabilito” per tutto il 2022 a 1.999,99 euro dalla conversione del Milleproroghe non senza frizioni nella maggioranza), anche perché resta difficile immaginare che un cliente perda tempo (e risorse) a denunciare un pagamento negato con moneta elettronica

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