L’accertamento fiscale basato sui conti correnti bancari

L’accertamento fiscale basato sui conti correnti bancari può cadere se la moglie del contribuente attribuisce al suo reddito i versamenti sospetti . La cassazione con la sentenza 180650 del 14.09.2016 ha accolto l’ottavo motivo presentato dal cointestatario del conto con la moglie, contestando la maggiore Irpef chiesta dall’ufficio.  Sul punto in sentenza si legge che il potere di introdurre dichiarazioni rese da terzi in sede extraprocessuale, con il valore proprio degli elementi indiziari, i quali, mentre possono concorrere a formare il convincimento del giudice, non sono idonei a costituire, da soli, il fondamento della decisione, va riconosciuto non soltanto all’amministrazione finanziaria, ma anche al contribuente, con il medesimo valore probatorio, dandosi così concreta attuazione ai principi del giusto processo come riformulati nel nuovo testo dell’art. 111 cost., per garantire il principio della parità delle armi processuali. Nell’affermare questo principio favorevole ai contribuenti, la sezione tributaria ha inoltre chiarito che l’accertamento bancario sui versamenti può riguardare anche persone fisiche che non siano imprenditori, professionisti o comunque autonomi.

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